
Le balenottere trascorrono l’inverno in Sardegna.
I risultati di un programma di ricerca scientifica e di formazione per il monitoraggio annuale della presenza di cetacei nel Tirreno centrale
hanno accertato la presenza di balenottere, in inverno, nelle Bocche di Bonifacio.
Presentato a Roma, durante il 44° convegno della Società Italiana di Biologia Marina, uno studio sulla presenza di balenottere in Sardegna, nelle Bocche di Bonifacio, nella stagione invernale. La ricerca, che ha lo scopo di verificare la presenza di cetacei nel Tirreno centrale, tra Civitavecchia e la Sardegna ed utilizza i traghetti di linea come punti dai quali compiere le osservazioni. Lo studio ha verificato, nel corso dell'anno, come gli avvistamenti di balenottere avvenissero prevalentemente nel Mar delle Baleari in estate e nel sistema delle Bocche di Bonifacio in inverno. Le conclusioni dello studio sono di grande importanza sia per la conservazione delle balenottere nel mediterraneo sia per capire i suoi pattern di migrazione invernali di cui si hanno poche conoscenze. La zona della Sardegna, potrebbe, infatti, essere un’area di svernamento secondaria. Lo studio è stato condotto dall’associazione Accademia del Leviatano nell’ambito del network, coordinato da ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale), che utilizza navi e traghetti per il monitoraggio dei cetacei. I ricercatori, che si imbarcano dal porto di Civitavecchia, oltre a raccogliere dati sui cetacei, svolgono anche attività di formazione e tirocinio per studenti delle Università della Tuscia e di Roma 3. Grazie ad un finanziamento della Fondazione CARICIV, racconta la dott.ssa Ilaria Campana, una delle ricercatrici impegnate nel progetto, "siamo riusciti nell’impresa di aumentare le conoscenze sulla presenza invernale dei cetacei nel Tirreno centrale lungo la rotta marittima tra il porto di Civitavecchia e la Sardegna; inoltre riusciamo a realizzare dei programmi di formazione per studenti universitari che possono così sperimentare praticamente le attività di monitoraggio necessarie per conservazione degli ecosistemi marini".
http://www.accademiadelleviatano.org/pubblicazioni/proceedings44sibm-bonifacio.pdf
Macro rifiuti nel Mar di Toscana, più dell’80% degli oggetti galleggianti avvistati sono di "plastica".
Presentato all'Accademia dei Fisiocritici di Siena, nel corso del Convegno su indicatori per la Strategia Marina uno studio pilota per il monitoraggio dei macro rifiuti marini galleggianti tra la Toscana e la Corsica all'interno del Santuario Pelagos per mammiferi marini.
I risultati del monitoraggio, scaturiti da più di 40 ore di osservazioni dirette in mare, ha evidenziato come più dell’80% dei macro rifiuti (più grandi di 25 cm) presenti in mare sia rappresentato da plastiche come teli e buste di plastica, insieme a cassette di polistirolo per pesce.
La ricerca è stata resa possibile grazie all'utilizzo di traghetti della Corsica-Sardinia Lines usati come come piattaforme di osservazione ed è stata coordinata dall’Università di Pisa e da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). L’area monitorata è stata una striscia di mare larga 100 metri posta a fianco del traghetto e sorvegliata sistematicamente lungo la traversata da un osservatore dedicato.
In media è stata trovata una densità di macro-rifiuti pari a due oggetti ogni chilometro quadrato; lungo l’area di studio, la rotta transfrontaliera Livorno-Bastia, la densità di macro rifiuti risultata essere simile. Cristina Luperini, che ha presentato lo studio, ha evidenziato come tale protocollo di monitoraggio oltre ad avere costi molto ridotti permette di conoscere il fenomeno dei rifiuti marini anche nei tratti di mare alto solitamente poco investigati. Il metodo, sottolinea la ricercatrice, è replicabile sia nel tempo sia nello spazio; durante il nostro studio abbiamo contato, all’interno della nostra striscia di 100 metri, un oggetto circa ogni 5 km percorsi. In particolare buste di plastica e reti fantasma possono essere molto pericolose per la fauna marina protetta come tartarughe e cetacei, sia per l’ingestione sia per l’aggrovigliamento che potrebbe portare alla morte; anche per questo è particolarmente importante poter conoscere l’entità della loro presenza in mare alto. Se ampliato in altre regioni marine Italiane, il protocollo di monitoraggio di marine litter, potrebbe essere il punto di partenza per verificare nel tempo gli effetti delle politiche per la riduzione dei rifiuti che finiscono in mare previste sia dalla Direttiva Europea sulla Marine Strategy, sia dal recente decreto legge che vieta il commercio di buste di plastica non biodegradabili/biocompostabili per il trasporto di alimenti che applica la Direttiva Europea sui rifiuti.
Per maggiori informazioni sulla ricerca: livornomonitoraggio@accademiadelleviatano.org;
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