Insieme contro la pesca pirata


La nave di Greenpeace Esperanza naviga nell’Atlantico con l'obiettivo di contrastare la pesca pirata che rappresenta circa il 20% della pesca globale. Con un fatturato tra i quattro e i 9 miliardi, la pesca pirata, si lascia dietro una scia di distruzione ambientale e sociale.

In Atlantico i pirati fanno man bassa di migliaia di tonnellate di tonno rosso, un mercato altamente lucrativo. La pesca pirata del tonno è un problema globale che riguarda tutti i mari del mondo e praticamente ogni tipo di pesce. L'impatto di questa pesca pirata sulle popolazioni ittiche è aggravato dalla distruzione dell'ambiente e della biodiversità marina. Con palamiti lunghi anche 100 km, cavi di nylon da cui pendono migliaia di ami, i pirati catturano tartarughe marine squali ed uccelli marini rigettati morti in mare a milioni ogni anno. “Vogliamo denunciare l’attività delle flotte che operano impunite in ogni parte del mondo, dall'oceano antartico al Pacifico e all’Atlantico, comprese le spadare italiane nel Mediterraneo” dichiara Alessandro Giannì, responsabile campagna Mare Greanpeace. “Bisogna chiudere i porti ai pescherecci pirata, negare loro l'accesso ai mercati e intraprendere azioni legali nei confronti di quelle aziende che ne sostengono le attività, commercializzando i prodotti di questo furto in grande scala”.

A Parigi il 2 e 3 marzo si è tenuta la riunione della task force ministeriale Ocse sulla pesca d'altura, per decidere anche le iniziative da adottare contro la pesca pirata. “Sotto l'egida della FAO cinque anni fa i governi hanno già concordato un piano d'azione internazionale contro la pesca pirata (detta IUU ovvero Illegal Unregolated and Unreported)” commenta Giannì. “I governi devono smettere di chiacchierare e cominciare ad agire sul serio chiudendo porti e mercati e perseguendo chi sostiene i pirati”.

L'azione di Greenpeace contro la pesca pirata è la seconda parte della spedizione “Difendiamo i nostri mari”, la più ambiziosa spedizione navale mai organizzata che, in 14 mesi di navigazione, ha l'obiettivo di denunciare le minacce ai mari del pianeta e ottenere una rete di riserve marine che coprano il 40% dei mari della terra. Già 45.000 persone sono diventati “Ocean defenders” per sostenere questa richiesta: l'obiettivo di Greenpeace e di reclutarne un milione entro la fine della spedizione nel febbraio 2007.

Tutti possono diventare “Ocean defenders”: www.oceans.greenpeace.org


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